Negli ultimi anni abbiamo assistito a un fenomeno curioso nel mondo delle bevande alcoliche: i whisky giapponesi sono passati dall’essere quasi sconosciuti all’estero a diventare tra i più ricercati e premiati al mondo. Ma come è nato questo fenomeno? Perché questi distillati sono così speciali e apprezzati? Scopriamolo insieme in questo viaggio attraverso le distillerie del Sol Levante.
La nascita del Whisky Giapponese
La storia del whisky giapponese inizia ufficialmente nel 1924, quando Shinjiro Torii decide di costruire la prima distilleria a Yamazaki, vicino Kyoto. Per realizzare il suo progetto si affida a Masataka Taketsuru, che aveva studiato in Scozia le tecniche di distillazione e che diventerà successivamente noto come “il padre del whisky giapponese”.
Torii, già famoso per aver lanciato nel 1907 il vino “Porto” Akadama, scelse Yamazaki per l’eccezionale qualità dell’acqua e per le condizioni climatiche ideali: un paesaggio collinare, splendide foreste di bambù e un clima umido. Da questo momento inizia la produzione del primo autentico whisky giapponese, che segue fedelmente il disciplinare scozzese con piccoli adattamenti alle condizioni climatiche locali.
Nel 1934 Taketsuru decide di mettersi in proprio e fonda la Nikka, dando vita a quello che diventerà il secondo colosso del whisky giapponese. Da quel momento in poi, queste due aziende (Suntory, ex Kotobukiya, e Nikka) domineranno il mercato nipponico dei distillati per decenni.

Le Distillerie Giapponesi: quante sono?
Se fino a pochi anni fa le distillerie attive in Giappone erano pochissime, oggi il panorama è completamente cambiato. Nel 2007 erano operative solo sette distillerie, mentre oggi se ne contano più di cento! La crescita è stata così rapida che qualsiasi conteggio preciso risulterebbe superato al momento della pubblicazione.
Tra le distillerie storiche e più importanti troviamo:
- Yamazaki: la prima distilleria giapponese, tra Osaka e Kyoto, di proprietà di Suntory
- Hakushu: nelle montagne di Yamanashi, sempre di Suntory
- Yoichi: nel nord dell’Hokkaido, di proprietà di Nikka
- Miyagikyo: vicino Sendai, seconda distilleria di Nikka
- Fuji Gotemba: ai piedi del Monte Fuji, di proprietà di Kirin
- Chichibu: fondata nel 2008 da Ichiro Akuto, è stata la prima nuova distilleria dopo 35 anni
L’esplosione di nuove distillerie è avvenuta principalmente dopo il 2015, e si stima che nel giro di pochi anni il Giappone potrebbe contare più distillerie della stessa Scozia!
Caratteristiche principali del Whisky Giapponese
Cosa rende il whisky giapponese così speciale? Sebbene ispirato alla tradizione scozzese, presenta alcune caratteristiche distintive che lo hanno reso unico nel panorama mondiale:
1. Approccio meticoloso alla produzione. I produttori giapponesi sono famosi per la loro maniacale attenzione ai dettagli. Ogni fase della produzione, dall’invecchiamento all’imbottigliamento, segue procedure precise e rigorose che garantiscono un prodotto di altissima qualità.
2. Invecchiamento unico. Una particolarità del whisky giapponese è l’utilizzo di botti di legno speciali per l’invecchiamento. Oltre alle tradizionali botti di quercia americana ed europea, alcuni produttori utilizzano botti di Mizunara (quercia giapponese) e persino di Sakura (ciliegio giapponese). Queste legni conferiscono aromi unici e complessi ai distillati.
3. Autosufficienza nella produzione. A differenza della Scozia, dove le distillerie spesso si scambiano stock di whisky per i blend, in Giappone ogni azienda tende a essere autosufficiente. Questo significa che le grandi distillerie come Suntory e Nikka devono produrre internamente tutte le varianti necessarie per creare i loro blend, portando a una grande diversificazione delle tecniche di distillazione all’interno della stessa azienda.
4. Profilo aromatico distintivo. I whisky giapponesi tendono ad essere meno torbati rispetto agli scotch. Presentano generalmente un carattere più elegante, con note fruttate e floreali. Per esempio, i whisky di Yamazaki sono noti per il loro carattere dolce e fruttato, mentre quelli di Nikka hanno un gusto più robusto e speziato.
5. Pensati per accompagnare il cibo. I whisky giapponesi sono spesso concepiti per essere consumati anche durante i pasti, in particolar modo come highball (whisky e soda). Questo ha portato alla creazione di distillati pensati specificamente per essere equilibrati e versatili.
Come spiega Whisky Magazine Italia, “nel febbraio 2001, la rivista Whisky Magazine organizzò per la prima volta una degustazione alla cieca con 293 whisky da tutto il mondo. Fu un Single Cask Yoichi di 10 anni a ottenere il punteggio più alto, battendo tutti gli scotch in gara”. Da quel momento, i riconoscimenti internazionali si sono moltiplicati, contribuendo alla crescente popolarità di questi distillati.
Conclusione
Il whisky giapponese rappresenta un perfetto connubio tra la tradizione occidentale e la precisione orientale. La meticolosità dei mastri distillatori giapponesi, unita all’utilizzo di ingredienti locali e tecniche innovative, ha dato vita a distillati unici che meritano di essere scoperti e assaporati.
Se vuoi esplorare questo affascinante mondo, ti invitiamo a visitare la nostra selezione di whisky giapponesi, dove potrai trovare alcuni dei migliori esempi di questa straordinaria arte distillatoria. Dal Yamazaki al Nikka, passando per Hibiki e Hakushu, la nostra enoteca online ti offre solo il meglio del Sol Levante.
Ricorda che il whisky giapponese va degustato con calma, magari accompagnato da una buona lettura sulla sua affascinante storia. Perché ogni sorso racconta una storia di passione, dedizione e ricerca dell’eccellenza.